
Originariamente Scritto da
Luca Annunziata
Buondì.
Come scritto nell'articolo, c'è un errore fondamentale commesso nel modo in cui i servizi 3G sono stati presentati al pubblico: NON sono, e non sono mai stati, banda larga senza la banda larga.
Cercare di utilizzarli per servizi avanzati, del tipo che si sfrutta con la banda larga, comporta dei problemi. Non ci sono fibre ottiche da 1, 10, 100Gb di mezzo. Le frequenze sono quelle, l'efficienza spettrale di GSM e UMTS è buona (se non ottima), il backhauling è quello che é: all'aumentare del numero degli utenti, inevitabilmente caleranno le prestazioni.
La questione non è, come insinuato da qualcuno, volersi schierare col più forte: credo che PI non abbia bisogno di giustificarsi in merito a battaglie sul digital divide, e di certo non ci vogliono bene negli uffici stampa degli operatori. La questione è dire le cose come stanno: hanno provato, anche negli ultimi mesi, a venderci la panzana che, siccome in Italia non c'è e non si fa l'NGN, ma abbiamo un sacco di telefoni e smartphone, ce la caveremo.
È una balla. E non è negoziando limiti maggiori alle connessioni mobile che la situazione uscirà dallo stallo.
È bene prepararsi: nell'immediato futuro, come già accaduto negli USA, le offerte verranno rimodulate per prevedere limiti di banda tra i 3 e 5 gigabyte. Potrebbero anche aumentare i costi. E non avremo - mai, neanche quando subentrerà LTE - banda larga mobile. Anche perché l'Italia ha una conformazione geografica e una distribuzione della popolazione quantomeno peculiare (alta densità, rilievi montuosi ecc).
Il paragone della rete elettrica è quanto mai appropriato: in Italia e nel resto del mondo, come abbiamo scoperto negli anni scorsi d'estate, ci sono limiti nella capacità di approvvigionamento d'energia, e quando si superano si verificano blackout. L'energia elettrica non è una risorsa infinita, e lo stesso vale per la banda nelle connessioni mobile: le frequenze sono relativamente poche, 3 ne ha anche meno per via della sua natura di operatore 3G, lo spettro non viene riallocato, il backhauling è quello che é, l'infastruttura di trasporto risente degli anni di mancato sviluppo ecc ecc.
Sostenere la neutralità della rete è sacrosanto, così com'è giusto cercare il rispetto degli obblighi contrattuali da parte degli operatori. Ma non c'è soluzione al problema: per anni la domanda di servizi 3G è stata ridicolmente sotto le aspettative, il processo di investimento per ragioni contingenti e sistemiche è rallentato drasticamente. Il boom legato alla nascita di chiavette e rinascita di smartphone è cosa recente, e parliamo di incrementi annuali di banda utilizzata nell'ordine del 500-1000 per cento per tutti gli operatori: sono ∂ difficilmente gestibili, anche con investimenti massicci.
Le connessioni mobile che hanno senso sono quelle a volume, con cap attorno ai 3-5 gigabyte al mese: oltre, non si parla di servizi in mobilità ma di rich content da fruire in banda larga fissa, a meno di utilizzi particolari che vanno contrattualizzati (e pagati di conseguenza - ci sono fior fior di analisi in giro sul costo di certi servizi all'operatore e ai margini necessari per portare avanti il processo).
Ah, possiamo discutere per anni di WiFi, decreto Pisanu e WiMAX: il problema è che nel primo e nel secondo caso resterebbero in piedi le faccende di backhauling, backbone e trasporto; nel secondo, c'è anche la faccenda frequenze, visto che in Italia lavoriamo assurdamente sui 5GHz con tutto ciò che questo comporta.
Un saluto a tutti, e buon proseguimento.
Luca
PS: A casa non ho telefono o ADSL, navigo con chiavetta e con iPhone. Sono anch'io un cliente 3, ma non ho mai visto all'opera queste limitazioni: il problema riguarda le utenze che sistematicamente scaricano in quantità significative in sessioni prolungate, e sono certo che gli altri clienti che si appoggiano alla stessa cella siano piuttosto sollevati di poter tornare a navigare decentemente in quei frangenti.