Citazione Originariamente Scritto da AndreA Visualizza Messaggio
Ma tu conosci solo gli oneri di quel regolamento o davvero non vuoi leggere questa frase " chiedo alla ragazza di dirmi il suo nome per sapere con chi ho avuto il piacere di interloquire. Lei, dopo un attimo di disorientamento, con tono soddisfatto, mi risponde che non è tenuta a dare i propri dati e mi dice che se voglio posso annotarmi il numero del treno"?

Sai che l'identificazione del personale viaggiante è un diritto del passeggero quanto l'esazione maggiorata del biglietto di bordo? Mica crederai che è uno stato di diritto unilaterale... perché altrimenti stai passando dalla (condivisibile) richiesta di legalità alla vessazione...
Su questo hai ragione, nulla da dire (anzi, no da regolamento dell'azienda, ma per legge, credo che la persona in questione avrebbe dovuto portare il tesserino di riconoscimento, con tanto di fotografia, nome e cognome e matricola bene in vista...)

Ma ho capito male io, o il centro della questione è lo sdegno di chi racconta/denuncia l'episodio, per il fatto che il personale preposto non ha voluto (ottusamente) chiudere un occhio sulla faccenda?

No, perché se ne dobbiamo fare un discorso da "chi non ha peccato scagli la prima pietra", allora dobbiamo anche andare a vedere se tutti gli attori della vicenda non avessero per caso una multa per divieto di sosta non pagata o roba del genere

Umanamente posso dirti che nei confronti di una persona che arrogantemente mi "intima" (finora ho detto invita, ma dalla descrizione dell'avvenimento, non mi stupirei se i toni fossero stati ben più perentori) a chiudere un occhio, tendenzialmente non sarei così ben predisposto (per intenderci sicuramente non come la moglie di Raul Bova nella nota pubblicità dell'Alitalia).

Poi magari possiamo anche andare a scoprire che il controllore in questione è entrato in Ferrovia grazie ad un concorso truccato, magari ammazzando le 10 persone che gli erano davanti in graduatoria, ma puoi rimproverargli la questione delle generalità, non il fatto di non aver chiuso (bonariamente) un occhio sulla vicenda.