Trenitalia, disabilità e disumanità
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Trenitalia, disabilità e disumanità

  1. #1
    Partecipante Logorroico L'avatar di Marco Yahoo
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    Apprendo, con profondo raccapriccio, di un episodio vergognoso accaduto tre giorni fa sull'Eurostar Bari-Roma, che vi linko qui di seguito:

    http://www.repubblica.it/2009/12/sez...#commentatutti

    Privo di biglietto perché impossibilitato a farlo mostra i soldi al controllore. Ma viene costretto a scendere dalla polizia ferroviaria

    Quel ragazzo senza braccia sul treno dell'indifferenza

    di SHULIM VOGELMANN

    CARO direttore, è domenica 27 dicembre. Eurostar Bari-Roma. Intorno a me famiglie soddisfatte e stanche dopo i festeggiamenti natalizi, studenti di ritorno alle proprie università, lavoratori un po' tristi di dover abbandonare le proprie città per riprendere il lavoro al nord. Insieme a loro un ragazzo senza braccia.

    Sì, senza braccia, con due moncherini fatti di tre dita che spuntano dalle spalle. È salito sul treno con le sue forze. Posa la borsa a tracolla per terra con enorme sforzo del collo e la spinge con i piedi sotto al sedile. Crolla sulla poltrona. Dietro agli spessi occhiali da miope tutta la sua sofferenza fisica e psichica per un gesto così semplice per gli altri: salire sul treno. Profondi respiri per calmare i battiti del cuore. Avrà massimo trent'anni.

    Si parte. Poco prima della stazione di (...) passa il controllore. Una ragazza di venticinque anni truccata con molta cura e una divisa inappuntabile. Raggiunto il ragazzo senza braccia gli chiede il biglietto. Questi, articolando le parole con grande difficoltà, riesce a mormorare una frase sconnessa: "No biglietto, no fatto in tempo, handicap, handicap". Con la bocca (il collo si piega innaturalmente, le vene si gonfiano, il volto gli diventa paonazzo) tira fuori dal taschino un mazzetto di soldi. Sono la cifra esatta per fare il biglietto. Il controllore li conta e con tono burocratico dice al ragazzo che non bastano perché fare il biglietto in treno costa, in questo caso, cinquanta euro di più. Il ragazzo farfugliando le dice di non avere altri soldi, di non poter pagare nessun sovrapprezzo, e con la voce incrinata dal pianto per l'umiliazione ripete "Handicap, handicap".

    I passeggeri del vagone, me compreso, seguono la scena trattenendo il respiro, molti con lo sguardo piantato a terra, senza nemmeno il coraggio di guardare. A questo punto, la ragazza diventa più dura e si rivolge al ragazzo con un tono sprezzante, come se si trattasse di un criminale; negli occhi ha uno sguardo accusatorio che sbatte in faccia a quel povero disgraziato. Per difendersi il giovane cerca di scrivere qualcosa per comunicare ciò che non riesce a dire; con la bocca prende la penna dal taschino e cerca di scrivere sul tavolino qualcosa. La ragazza gli prende la penna e lo rimprovera severamente dicendogli che non si scrive sui tavolini del treno. Nel vagone è calato un silenzio gelato. Vorrei intervenire, eppure sono bloccato.

    La ragazza decide di risolvere la questione in altro modo e in ossequio alla procedura appresa al corso per controllori provetti si dirige a passi decisi in cerca del capotreno. Con la sua uscita di scena i viaggiatori riprendono a respirare, e tutti speriamo che la storia finisca lì: una riprovevole parentesi, una vergogna senza coda, che il controllore lasci perdere e si dedichi a controllare i biglietti al resto del treno. Invece no.
    Tornano in due. Questa volta però, prima che raggiungano il giovane disabile, dal mio posto blocco controllore e capotreno e sottovoce faccio presente che data la situazione particolare forse è il caso di affrontare la cosa con un po' più di compassione.

    Al che la ragazza, apparentemente punta nel vivo, con aria acida mi spiega che sta compiendo il suo dovere, che ci sono delle regole da far rispettare, che la responsabilità è sua e io non c'entro niente. Il capotreno interviene e mi chiede qual è il mio problema. Gli riepilogo la situazione. Ascoltata la mia "deposizione", il capotreno, anche lui sulla trentina, stabilisce che se il giovane non aveva fatto in tempo a fare il biglietto la colpa era sua e che comunque in stazione ci sono le macchinette self service. Sì, avete capito bene: a suo parere la soluzione giusta sarebbe stata la macchinetta self service. "Ma non ha braccia! Come faceva a usare la macchinetta self service?" chiedo al capotreno che con la sua logica burocratica mi risponde: "C'è l'assistenza". "Certo, sempre pieno di assistenti delle Ferrovie dello Stato accanto alle macchinette self service" ribatto io, e aggiungo che le regole sono valide solo quando fa comodo perché durante l'andata l'Eurostar con prenotazione obbligatoria era pieno zeppo di gente in piedi senza biglietto e il controllore non è nemmeno passato a controllare il biglietti. "E lo sa perché?" ho concluso. "Perché quelle persone le braccia ce l'avevano...".

    Nel frattempo tutti i passeggeri che seguono l'evolversi della vicenda restano muti. Il capotreno procede oltre e raggiunto il ragazzo ripercorre tutta la procedura, con pari indifferenza, pari imperturbabilità. Con una differenza, probabilmente frutto del suo ruolo di capotreno: la sua decisione sarà esecutiva. Il ragazzo deve scendere dal treno, farsi un biglietto per il successivo treno diretto a Roma e salire su quello. Ma il giovane, saputa questa cosa, con lo sguardo disorientato, sudato per la paura, inizia a scuotere la testa e tutto il corpo nel tentativo disperato di spiegarsi; spiegazione espressa con la solita esplicita, evidente parola: handicap.

    La risposta del capotreno è pronta: "Voi (voi chi?) pensate che siamo razzisti, ma noi qui non discriminiamo nessuno, noi facciamo soltanto il nostro lavoro, anzi, siamo il contrario del razzismo!". E detto questo, su consiglio della ragazza controllore, si procede alla fase B: la polizia ferroviaria. Siamo arrivati alla stazione di (...). Sul treno salgono due agenti. Due signori tranquilli di mezza età. Nessuna aggressività nell'espressione del viso o nell'incedere. Devono essere abituati a casi di passeggeri senza biglietto che non vogliono pagare. Si dirigono verso il giovane disabile e come lo vedono uno di loro alza le mani al cielo e ad alta voce esclama: "Ah, questi, con questi non ci puoi fare nulla altrimenti succede un casino! Questi hanno sempre ragione, questi non li puoi toccare". Dopodiché si consultano con il capotreno e la ragazza controllore e viene deciso che il ragazzo scenderà dal treno, un terzo controllore prenderà i soldi del disabile e gli farà il biglietto per il treno successivo, però senza posto assicurato: si dovrà sedere nel vagone ristorante.

    Il giovane disabile, totalmente in balia degli eventi, ormai non tenta più di parlare, ma probabilmente capisce che gli sarà consentito proseguire il viaggio nel vagone ristorante e allora sollevato, con l'impeto di chi è scampato a un pericolo, di chi vede svanire la minaccia, si piega in avanti e bacia la mano del capotreno.

    Epilogo della storia. Fatto scendere il disabile dal treno, prima che la polizia abbandoni il vagone, la ragazza controllore chiede ai poliziotti di annotarsi le mie generalità. Meravigliato, le chiedo per quale motivo. "Perché mi hai offesa". "Ti ho forse detto parolacce? Ti ho impedito di fare il tuo lavoro?" le domando sempre più incredulo. Risposta: "Mi hai detto che sono maleducata". Mi alzo e prendo la patente. Mentre un poliziotto si annota i miei dati su un foglio chiedo alla ragazza di dirmi il suo nome per sapere con chi ho avuto il piacere di interloquire. Lei, dopo un attimo di disorientamento, con tono soddisfatto, mi risponde che non è tenuta a dare i propri dati e mi dice che se voglio posso annotarmi il numero del treno.

    Allora chiedo un riferimento ai poliziotti e anche loro si rifiutano e mi consigliano di segnarmi semplicemente: Polizia ferroviaria di (...). Avrei naturalmente voluto dire molte cose, ma la signora seduta accanto a me mi sussurra di non dire niente, e io decido di seguire il consiglio rimettendomi a sedere. Poliziotti e controllori abbandonano il vagone e il treno riparte. Le parole della mia vicina di posto sono state le uniche parole di solidarietà che ho sentito in tutta questa brutta storia. Per il resto, sono rimasti tutti fermi, in silenzio, a osservare.

    (L'autore è scrittore ed editore)

  2. #2
    Il Sire L'avatar di AndreA
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    ne stavo parlando con altri amici: il comportamento dei due dipendenti polfer e di quella trenitalia amaramente non mi sorprende più di tanto. Sono più giovani di me e conosco bene la sensibilità culturale della mia generazione

    Quindi la risposta stizzita sull'identificazione è niente di più normale, la vivo quotidianamente... talvolta anche qua dentro, figuriamoci all'esterno.
    Ferisce maggiormente invece il fatto che nessuno degli altri passeggeri si sia mosso, spesso leggo - penso a sproposito - richiami all'umanità della fede e delle nostre tradizioni... penso che la realtà sia ben diversa e che il moto dell'egoismo e dell'indifferenza aumenti a dismisura in una società che, al pari dei progressi tecnologici, non ne ha affatto avuti a livello umano.

    Triste pensiero di festa...

  3. #3
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    Tremendo quanto accaduto! Non ci sono parole per esprimere il mio disgusto a sentire che succedano episodi del genere... uso una faccina che dice tutto:

  4. #4
    Il Sire L'avatar di AndreA
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    non viaggi abbastanza Eros

    Noto sempre più spesso anche il sempre più fastidioso fenomeno del racial profiling... cosa di cui non interessa a quasi nessuno (almeno tra i miei compagni di viaggio)

  5. #5
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    Il pietismo e' un genere di consumo che costa molto poco:si utilizza quando serve per poi riporlo nel cassetto,pronto ad essere riutilizzato al bisogno...Attenzione al pietismo d'occasione perché e' la porta principale da quale comodamente entrano le disuguaglianze peggiori in quanto subdolamente striscianti...

  6. #6
    Il Sire L'avatar di AndreA
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    Citazione Originariamente Scritto da A.M.C. Visualizza Messaggio
    Il pietismo e' un genere di consumo che costa molto poco:si utilizza quando serve per poi riporlo nel cassetto,pronto ad essere riutilizzato al bisogno...Attenzione al pietismo d'occasione perché e' la porta principale da quale comodamente entrano le disuguaglianze peggiori in quanto subdolamente striscianti...
    Hai ragione, il pietismo è peggio dell'indifferenza per gran parte dei casi.

    Il problema è che, se si sommano entrambi alla realtà, si arriva al disastro: ossia disuguaglianza e lontananza dal problema reale che invece permane.

    Comunque, al di là del pietismo, evidenziavo anche una certa riottisità nel riconoscimento dei pubblici ufficiali e di una certa dicotomia sui diritti e sull'onorabilità (se la definizione di "maleducata" porta a una querela, questo paese può chiudere...)

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da A.M.C. Visualizza Messaggio
    Attenzione al pietismo d'occasione perché e' la porta principale da quale comodamente entrano le disuguaglianze peggiori in quanto subdolamente striscianti...
    Proprio non capisco il senso del tuo intervento: ritieni, quindi, che il comportamento del personale di Trenitalia sia stato davvero ineccepibile di fronte a una persona con una simile disabilità?
    Non sarebbe stato sufficiente usare toni più garbati - e non quella disgustosa arroganza che trapela dal racconto - nei confronti del malcapitato, per cercare di spiegargli civilmente che le regole valgono per tutti e trovare una soluzione più accomodante?
    C'era davvero bisogno di umiliarlo davanti a tutti?

  8. #8
    Partecipante Magico
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    Naturalmente le mie parole non volevano riferirsi al caso specifico,non ne valeva anzi la pena:fare bene il proprio lavoro significa non solo applicare regole sacrosante ma farlo con umanita':la stupidita' o la maleducazione non meritano mai alcun commento...piuttosto nel concetto di eguaglianza in base al quale non esistono abili o disabili da compatire:solo uomini che di fronte alla ragione(ben al di sopra di qualsivoglia legge)sono tutti eguali,ognuno nelle sue peculiarità umane...I casi umani li lascio ai benpensanti e alle dame di carità...

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da Marco Yahoo Visualizza Messaggio
    e trovare una soluzione più accomodante?
    concordo, il personale di Trenitalia poteva cercare di trovare una soluzione diversa, per esempio se sul treno c'era posto potevano chiamare telefonicamente un superiore e fargli pagare il biglietto normale, senza sovrapprezzo. E posto probabilmente c'era, visto che mi risultava che esistevano sempre posti liberi "non prenotabili" a disposizione di una qualche personalità
    Tre 392 393 333 178 (Pupillo) # Vodafone # TIM # Wind # RFI # UNOmobile # COOPvoce # UM # Lebara.es # Lycamobile.ch

  10. #10
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    Aldilà del dispiacere che provoca la situazione, prendersela con chi applica il regolamento è sbagliato.

    Ne so qualcosa di ferrovie, visto che mio padre c'ha lavorato per quasi 40 anni! E s'è beccato ben due richiami ufficiali (al terzo sei licenziato!), una volta per aver fatto dormire un ragazzo maghrebino che aveva perso l'ultimo treno nella sala d'attesa al caldo mentre fuori diluviava, ed una seconda perché non aveva fatto la multa ad un vecchio che aveva sbagliato sezione del treno a Lamezia Terme, ed invece di andare a Reggio Calabria via Tirrenica (impiegandoci 1h) aveva fatto la jonica (Impiegandocene quasi 4h).

    Non si può biasimare qualcuno quando fa il suo dovere, anche se può sembrare ingiusto.

    In quanto a chi denuncia la scena, mi sembra il solito paladino da quattro soldi (alla Marco Travaglio, per intenderci), sempre pronto a mettere becco sul cosa e come vada fatto, ma non mi pare che abbia messo mano al portafogli in un gesto, quello si, di vero altruismo, o anche solo organizzato una mini colletta con gli altri viaggiatori (50€ in un vagone che conta di solito almeno 40 persone significava anche solo 1€ a testa)...
    Programming today is a race between software engineers striving to build bigger and better idiot-proof programs, and the universe trying to build bigger and better idiots. So far, the universe is winning.
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