Originariamente Scritto da La Repubblica
In Italia sembra interrompersi la luna di miele con l’Authority
La «pax telefonica» tra Franco Bernabè e Corrado Calabrò sta per vivere un momento di difficoltà. Non sono passate che poche settimane da quando i due, assieme, hanno celebrato la diminuzione dei contenziosi e il grande vantaggio che questo portava ad entrambi in termini di stabilità delle relazioni, e a Telecom in termini di minori costi legali. Ma sembra adesso si ricomincia. Martedì scorso Telecom ha infatti presentato al Tar del Lazio un ricorso contro l’AgCom a proposito della nuove norme sulla «number portability», ossia il passaggio di un cliente mobile dall’operatore originario ad uno nuovo portandosi dietro il suo numero di telefono. Telecom non è però sola in questa iniziativa: lo stesso ricorso è stato infatti presentato da Vodafone sei giorni prima, l’11 febbraio.
La nuova norma, varata nei mesi scorsi dall’AgCom, porta a 3 giorni il tempo di attesa per gli utenti. Una misura presa a seguito delle proteste dei nuovi operatori contro i tempi eccessivamente lunghi della pratica di passaggio: una lunghezza che serviva soprattutto agli operatori «abbandonati» per mettere in atto tutte le possibili contromosse per riconquistare i «fuggitivi»: una pratica definita «retention». Riducendo i tempi i due operatori mobili maggiori non hanno materialmente il tempo di attivare i loro potenti call center per presentare controproposte e far cambiare idea ai clienti.
Ma il problema non è solo italiano. Se ne è parlato anche a Barcellona, in occasione del World Gsm Congress. Lo ha ricordato il gruppo dei cosiddetti Challenger, gli «sfidanti», e che raggruppa i maggiori operatori mobili europei «non incumbent». Dove per «non incumbent» si intende ora non solo gli operatori filiazione degli ex monopoli, ma anche Vodafone: difficile d’altra parte immaginare una classificazione diversa per il numero uno mondiale dei telefonini.
Il gruppo dei Challenger raccoglie invece i maggiori «terzi e quarti» operatori mobili europei: da Wind (in Italia e Grecia) a Bouygues Telecom in Francia, da EPlus in Germania a Play in Polonia, da Tre in Gran Bretagna, Italia e Austria fino a Avea in Turchia e Base in Belgio. Quello che i Challenger hanno sottolineato, attraverso la relazione svolta quest’anno dall’amministratore delegato di Wind Luigi Gubitosi, sono le loro preoccupazioni che la crisi economica possa favorire un abbassamento della guardia da parte di governi e regolatori nazionali e comunitari. A scapito di operatori che hanno dato un contributo sostanziale, invece, nell’innalzare il tasso di competitività dei rispettivi mercati, favorendo maggiore efficienza negli investimenti e abbassamento dei prezzi. (s.car.)