Che sia arte la rappresentazione che viene posta in essere mediante l' uccisione brutale di una bestia, lo potrà pensare un direttore di un museo ( che non potrebbe certo sputare nel piatto in cui mangia ), ma non può essere assunta come verità assoluta. Giova ricordare che diversi anni addietro un aritsta espose, se non erro alla Biennale di Venezia, un barattolo con le proprie feci mettendolo in una teca con la scritta "merda d'artista". Su cosa sia "arte", dunque, si potrebbe stare a parlare per ore, ma sarebbe una discussione filosofica. Certo l'arte, secondo me, è qualcosa che infonde un sentimento positivo ( quando vado a Roma e vedo la Sistina, provo un sentimento di questo tipo, per fare un esempio ): vedere un cavallo spezzettato e messo sotto spirito infonde in me solo ribrezzo e rabbia contro l'autore dello scempio ( perché tale lo reputo ), per cui tutto può essere fuorché arte. Così come la scena disgustosa di Baarìa. Quanto alla caccia mi ribello a chi lo definisce uno sport, trattandosi solamente di un passatempo che trovo assolutamente barbaro. Ed è inutile ripetere la solita tiritera del mangiare la bistecca e poi dirsi scandalizzati dalla scena di Baarìa, perchè le cose sono su piani diversissimi, l' uno essendo espressione della catena alimentare voluta dalla natura, l'altro una rappresentazione scenica che in alcun modo può giustificare una violenza così assurda contro un animale. A ciò si aggiunga quanto già detto sulle modalità di macellazione imposte per legge, non certo consistenti in un punteruolo conficcato in fronte, corredato da sgozzamento. Alla luce di tutto ciò mi sento perfettamente autorizzato ad invitare a evitare di andare a vedere Baarìa. A margine, una nota di colore: la figlia di Sergio Endrigo ha affermato che, se avesse saputo della scena cruenta contenuta in Baarìa, non avrebbe dato l'assenso alll' uso, nel film, della canzone del padre " Era d'estate". Così va il mondo.