Anch'io sono perfettamente consapevole che Jobs non era una persona qualunque (ritengo che sia stato, soprattutto, un grandissimo stratega del marketing e non un uomo che abbia realmente cambiato le sorti dell'umanità intera) ma ieri bastava farsi un giretto sul web e sulle pagine dei quotidiani mondiali, per essere travolti da un vero e proprio tsunami di "coccodrilli" e commenti stucchevoli ben oltre il limite dell'ipocrisia (n.b.: oggi è già stato tutto drasticamente ridimensionato); per non parlare, poi, di quelli che sono andati ad attaccare santini e portare fiori agli Apple Store di mezzo mondo (ci sarebbe da discutere parecchio anche in merito a questo dilagante genere di manifestazioni)...
Per questo credo sia necessario levare una voce critica, sottolineare certe reazioni smisurate e rammentarsi ogni giorno che nessuno di noi è invulnerabile.
Tutto qua.
Vi linko un interessante articolo al riguardo, che peraltro condivido in toto:
Simbolo del sogno americano, ne aveva i pregi e i difetti: genio visionario, ma anche imprenditore duro e spietato
Dal nostro inviato MASSIMO GAGGI
NEW YORK - Febbrile, visionario, spietato. Con una capacità incredibile di comprendere i bisogni tecnologici della gente, di anticiparli. Lontano dalla società, che studiava come un entomologo, eppure sempre in grado di sorprenderla e sedurla con i suoi oggetti magici, dai cubi bianchi dei computer Apple di prima generazione, all’iPad2 : tecnologia resa amichevole in una scatola dal design affascinante. Le centinaia di milioni di «fan» che lo piangono sanno che la gioiosa attesa che per decenni li ha eccitati, è finita: non ci sarà più una next big thing di cui favoleggiare, un’invenzione a sorpresa del «pifferaio magico». E così la mezza delusione di due giorni fa per l’annuncio di un nuovo iPhone, il 4S, meno rivoluzionario di quello che si era favoleggiato sui siti specializzati, si sta già trasformando in mesta rassegnazione. La Apple del successore Tim Cook continuerà a mettere sul mercato prodotti e tecnologia d’avanguardia, ma la magia se n’è andata per sempre. DODICENNE PRECOCE - Quando, negli Stati Uniti, scompare un grande imprenditore partito da zero, si tende ad etichettarlo come della «quintessenza del sogno americano». La definizione calza anche per Jobs, la cui avventura imprenditoriale, nel 1976, è partita dal classico «garage», quello del padre adottivo. Ragazzo geniale, pratico, intraprendente, come nella tradizione Usa, che, quando aveva appena 12 anni, telefonò a William Hewlett, fondatore e presidente della Hewlett-Packard, per proporgli una sua idea tecnologica in materia di radiofrequenze. Hewlett - anch’egli nato professionalmente in un «garage», il primo della storia della Silicon Valley – rimase ad ascoltarlo per venti minuti e alla fine non solo gli regalò tutto quello che gli serviva per realizzare il suo progetto, ma gli offrì anche un posto di lavoro alla HP. Ma l’avventura di Jobs è molto più di un sogno imprenditoriale realizzato. Abbandonata l’università dopo pochi mesi, Jobs non è mai stato un ingegnere né un matematico, né si è mai considerato un manager. Eppure, con la sua geniale capacità di creare l’innovazione che cambia le regole del gioco, ha incrociato scienza e prodotti in un modo unico: vero Thomas Edison dei tempi moderni.
AMERICANISSIMO - Quanto all’industria, se i grandi dell’Olimpo americano sono i pionieri che hanno completamente rivoluzionato un settore – Henry Ford l’auto, Andrew Carnegie l’acciaio, John Rockefeller il petrolio – che dire di Steve Jobs che di rivoluzioni in pochi anni ne ha guidate addirittura quattro? Sotto le bandiere della Apple sono cambiati in modo radicale il modo di fruire la musica, il «computing», le telecomunicazioni e la cinematografica digitale. Nell’ultimo spicchio della sua vita, con l’iPad, Jobs non solo ha sfornato l’ennesima magia, ma ha anche cominciato a modificare i destini del giornalismo, ricreando sui dieci pollici del suo schermo la sensazione della carta da sfogliare e ricreando i «giardini recintati» delle applicazioni a pagamento, dopo la lunga stagione del «tutto gratis» dell’informazione online che ha dissanguato gli editori. Salutato da molti professionisti dell’informazione come un «salvatore», il capo della Apple ha poi gelato tutti imponendo vincoli e tariffe elevate. Genio, visionario, ma anche imprenditore duro, spietato, che non regala nulla e pretende sempre moltissimo. Dagli altri e anche da se stesso. Americanissimo anche in questo. 06 ottobre 2011 16:40