quelli li hanno mandati nella provincia di Milano
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quelli li hanno mandati nella provincia di Milano
Storicamente quello che dici tu non è esatto...
La Mafia, così come la conosciamo noi, non è un "prodotto di esportazione", anzi, per certi versi è un malcostume importato...
La realtà è complessa, ma la nascita della moderna mafia, come associazione criminale efferata, ha le sue radici nel periodo fascista, quando in Sicilia fu inviato il famoso prefetto Mori, con l'ordine categorico (ed i pieni poteri per farlo) di estirpare quella che dal fascismo era ritenuta uno stato nello stato... una sorta di società eversiva.
Sono stati i mafiosi italo-americani, di seconda generazione, ad evolversi, ed a portare il fenomeno mafia-gangster americano in Sicilia, soprattutto con l'avvento del traffico di droga a partire dagli anni '70...
Dire che l'Italia ha esportato all'estero fenomeni come la mafia è perciò sbagliato oltre che anacronistico...
Sicuramente c'è stato un certo numero di emigranti Italiani fuggiti all'estero per problemi con la legge (più che con la giustizia, visto che, per esempio Enrico Fermi, fuggì alla vigilia delle persecuzioni razziali verso gli Ebrei, essendo la moglie, appunto, Ebrea), d'altra parte, i civilissimi stati uniti sono stati da sempre meta preferita per determinate "categorie sociali" (non è un caso che il mito del Far West sia nato in un paese così "civile e civilizzante!"), ma la maggior parte di essi rappresentavano una forza lavoro straordinaria, non solo a livello di bassa manovalanza, ma anche e soprattutto di artigianato...
Ho i miei bravi dubbi circa una legge "nazionale" per porre fine al (vi assicuro bilaterale) cosiddetto problema dell'"integrazione"...
In un paese in cui il divario socio-culturale ed economico, è ampio spostandosi non solo dal nord al sud, ma spesso anche dall'est all'ovest, come si fa a stabilire un discriminante oggettivo ed unico per determinare l'integrazione di una persona all'interno dello stato Italia?
Come si fa a chiedere a gente con culture estremamente diverse da quella occidentale, di integrarsi (ed adeguarsi) quando noi stessi Italiani ci facciamo vanto delle divisioni intestine?
è vero le regole dovrebbero essere valide per tutti... ma che lo siano veramente... non che si radono al suolo le baraccopoli dei Rom, e poi tra processi e condoni, si lasciano in piedi gli abusi edilizi dei locali... non che si espelle dall'italia i borseggiatori, e chi invece, con la carta d'identità italiana, ruba milioni e milioni di euro, finisce agli arresti domiciliari... non che uno straniero ubriaco alla guida di un autoveicolo uccide un bambino, va processato per direttissima e condannato alla forca, e due imbecilli minorenni, in sella ad una moto, che fanno la stessa cosa, vengono rilasciati ed anzi festeggiati.
è facile cavalcare l'onda della sacra indignazione, per poi scordarsene subito dopo, quando a commetere un reato è un connazionale...
L'Italia va così: il furbo è premiato, lo sfigato è bastonato.
Perciò dico io, che la legalità e il senso della legalità che abbiamo passa da tutti noi, a partire dai comportamenti di tutti i giorni. Non possiamo pretendere che un immigrato rispetti alla lettera le leggi quando l'abuso e l'infrazione è pane quotidiano per gran parte degli Italiani, a cominciare dagli scontrini non battuti passando per la carta buttata per terra e il parcheggio in doppia fila. La prevaricazione è un malcostume ancora più diffuso, al nord come al sud (spesso più al nord) e la mole di stress da ingiustizie che un italiano deve subire quotidianamente da italiani è ben più elevata delle "molestie" povero vucumprà e del povero venditore di fiori cingalese che vuole un euro per una rosa.
Non è vero...
Perchè se il furbo è rumeno o mussulmano (ma dieci anni fa si diceva albanese o marocchino) è un bastardo figlio di...
Se è Italiano è uno che la sa lunga
Cosiì come lo sfigato, se è Italiano è una vittima del sistema (vedi Carlo Giuliani, tanto per fare un nome), se è straniero se l'è cercata...