Fonte: 
http://pinobruno.globalist.it/2012/0...are-senza-sim/
 	 		 			 			 				Con Serval potremo telefonare senza SIM
Pino Bruno | aprile 23rd, 2012 - 00:54
Tenete d’occhio questa pagina web, perché ove mai il Serval Project  andasse in porto, i gestori delle telecomunicazioni mobili non  riuscissero a sabotarlo e leggi e regolamenti non si mettessero di  traverso, entro la fine dell’anno ci potrebbe essere una piccola  rivoluzione telefonica. Si potrà parlare senza SIM, assicura Paul  Gardner-Stephen, ricercatore australiano della Flinders University di  Adelaide. Con l’aiuto degli studenti dell’Istituto Nazionale di Scienze  Applicate di Lione (INSA), Paul ha messo a punto un sistema di reti  temporanee a maglia – Wireless Mesh Network –  per consentire la  comunicazione tra uno smartphone e l’altro.  
 
Serval crea una rete Mesh tra due dispositivi mobili vicini (in un  raggio di qualche centinaio di metri). Se invece l’interlocutore è più  lontano, il segnale viene ritrasmesso di Mesh in Mesh. Ogni dispositivo  si trasforma automaticamente in router temporaneo, senza che l’utente  debba intervenire in qualche modo. Le reti si formano e si smontano,  senza bisogno di ripetitori fissi.
L'architettura di Serval
 
Dice Paul Gardner-Stephen che, in realtà, si tratta di un ritorno alle origini della telefonia mobile:
    “Nel 1980, gli ingegneri che lavorano sui primi prototipi avevano  immaginato reti Mesh, semplici ed economiche, ma le compagnie  telefoniche hanno impedito loro di lavorare in questa direzione perché  volevano conservare il modello di piramide controllata dall’alto.  Modello ereditato dal telefono con il cavo, tecnicamente obsoleto, ma  molto redditizio. Anche oggi, dal punto di vista tecnico, il cellulare  potrebbe essere usato come un walkie-talkie aperto, pluridirezionale.  Non è possibile perché i gestori telefonici bloccano questa funzione per  indirizzare il segnale verso i trasmettitori fissi. Solo in questo modo  possono controllare e fatturare le conversazioni”.
C’è già una versione Serval per smartphone basati su Android. Si scarica  qui ma è da maneggiare con cura, solo da smanettoni. La pagina è piena  di avvertimenti, un bugiardino di controindicazioni, per evitare effetti  collaterali. Il progetto è open source e dunque gli sviluppatori di  tutto il mondo potrebbero dare una grossa mano per  migliorare/incrementare il software.
Paul Gardner-Stephen, inventore di Serval
In questa prima release, Serval utilizza i trasmettitori Wi-Fi dei  telefoni e gli hotspot wi-fi trovati in giro. La versione successiva si  baserà sulle frequenze GSM, il che – almeno in Europa – potrebbe  confliggere con le legislazioni nazionali.  E’ dunque un work in  progress, affascinante e potenzialmente eversivo. Altro discorso fa  fatto per i paesi in via di sviluppo, nelle aree marginali trascurate  dai gestori telefonici perché poco redditizie, e nelle zone colpite da  catastrofi naturali, dove si verifichino black out delle reti di  telecomunicazione.
 
Il messaggio di Paul Gardner-Stephen è chiaro:
    Why are we doing this, and giving it all away?  Because we believe  that access to communications and information is a human right.  We  dream of a world where anyone can be connected, anywhere, anytime.
    cioè
    “Perché stiamo facendo questo e lo offriamo a tutti? Perché crediamo  che l’accesso alle comunicazioni e delle informazioni sia un diritto  umano. Sogniamo un mondo in cui chiunque sia collegato, sempre e  ovunque”. 			 		
 	
 
Tempo fa T-Mobile USA aveva introdotto un servizio simile, per  consentire ai telefonini di comunicare tra di loro bypassando le BTS. Mi  sembra che si chiamasse Push-To-Talk, è possibile?