Un problema di frequenze? ... mi sono accorto che in America siamo già arrivati all'incubo:
non ce ne sono abbastanza per «sostenere » trasmissioni sui telefoni cellulari che portano sempre più «dati». E per dati si intende email, ma anche film da scaricare, documenti, musica, giochi, migliaia di applicazioni e quant'altro. Risultato, l'iPhone, il portatore di dati per eccellenza, oggetto meraviglioso che ha un accordo esclusivo con la ATT, non funziona. Figuriamoci ora che si aggiungeranno un paio di milioni di iPad. A Rancho Palos Verde dove si è tenuto il convegno, ho visto Steve Jobs provato: sotto attacco di utenti che gli chiedevano che cosa facesse in proposito.
Gli raccontavano come spesso, durante la giornata, soprattutto sulla costa occidentale, ma anche a Houston o a Los Angeles, il servizio muore, a volte anche per tre ore di fila: non si riesce neppure a parlare, figuriamoci inviare dati. E Jobs faceva spallucce: «È vero. Lo sappiamo. Facciamo quel che possiamo».[...]
La spiegazione infatti non
dipende dal fatto che abbiamo più frequenze, ma che
abbiamo ancora un traffico dati molto povero. E dunque il rischio è che potrebbe essere solo questione di tempo. Come sappiamo, prima o poi quel che capita in America, nel bene o nel male, arriva anche da noi. A Palos Verdes ho anche visto Julius Genachowski, il presidente della FCC, l'agenzia per le comunicazioni. Mi ha detto che c'è un numero finito di frequenze, che il problema per loro è serio, ma che Obama ci sta pensando. E noi? Ci stiamo preparando?