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juventinodoc00
ROMA (14 agosto) - Non c’è un modo sicuro per vincere il Superenalotto. Del resto, se ci fosse, questo gioco non sarebbe nemmeno così affascinante da catalizzare l’attenzione di milioni di persone in Italia, ma anche nel resto d’Europa.
Sistemi misti, semplici schedine, collette e altri mille trucchi per cercare di portare a casa un premio che non si è mai visto nel nostro paese, sono del tutto inutili. Davanti a tanta eccitazione e frenesia per il gioco sono i freddi numeri a smontare ogni speranza. «Il superenalotto è una lotteria come tante altre – spiega Domenico Marinucci, ordinario di Statistica a Tor Vergata – e, come tutte le lotterie non è equa.
Vince sempre il banco e l’unico vero sistema per vincere è non giocare». Per capire quanto, da un punto di vista squisitamente statistico, il gioco sia iniquo, basta fare delle semplici considerazioni. Una singola colonna costa mezzo euro. Le probabilità che esca quella singola colonna sono una su 622 milioni. Quindi per essere sicuri al cento per cento di portare a casa i 131 milioni del jackpot si deve fare un sistema da 622 milioni di colonne con un costo di 311 milioni di euro. Molto più del doppio di quanto si potrebbe vincere facendo sei. Spendendo poi solo cento milioni di euro potremmo comprare un sistema da 200 milioni di colonne, ma avremmo meno di una probabilità su tre di portare a casa il superpremio. Meno di quelle che abbiamo di indovinare testa o croce quando si lancia in aria una moneta.
Davanti a queste considerazioni pensare di investire i propri risparmi nei supersistemoni, anche in quelli più complessi e sofisticati, dovrebbe far riflettere attentamente. Non conta poi pensare che se il “sei” non esce da diverse settimane allora è più probabile che esca proprio oggi. «I numeri non hanno memoria – spiega Marinucci – e ogni singola estrazione fa storia a sé. Quello di inseguire i numeri ritardatari è una vera e propria mania che si basa su un equivoco di fondo. I giocatori infatti pensano che se un numero non è uscito da molte settimane allora è più facile che esca, ha cioè maggiori probabilità di essere estratto. Non è così le probabilità rimangono sempre le stesse».
Per spiegarci meglio, «la probabilità che esca testa o croce dopo dieci lanci in cui è uscita sempre testa è e rimane di una su due, la stessa che si ha con un singolo lancio» spiega ancora l’esperto. «Quando la moneta cade in terra, il gioco delle probabilità finisce. Si azzera e al lancio successivo la probabilità di indovinare testa o croce rimane identica». Lo stesso criterio vale per i sistemi, soprattutto quelli che, ai tempi del totocalcio si chiamavano intelligenti. «Ricordo che venivano fatti dei sistemi – racconta il giovane statistico di Tor Vergata – che proponevano di escludere le colonne con tredici segni uguali. Tutti uno, x o due. Eppure anche se non ci ricordiamo che un simile evento sia mai accaduto, una colonna del totocalcio con tutti segni uguali ha le stesse identiche probabilità di uscire di una con quattro due, tre x e sei uno».